Aurelio Zucchi - XLII Premio Firenze

XLII Premio Firenze
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Aurelio Zucchi

SEZIONE A - POESIA EDITA

PREMIO SPECIALE “MARIO CONTI”
AURELIO ZUCCHI

per il volume



VERSANTI DI-VERSI
Edizioni Leonardo Ancona - 2025

con la seguente motivazione:

Il Consiglio Direttivo del Centro Culturale FIRENZE-EUROPA, ha deliberato di assegnare il Premio Speciale “Mario Conti”, fondatore del Premio Firenze a
Aurelio Zucchi, molto presente e pluripremiato al Premio Firenze sia per la poesia che per la narrativa, con l’ultima silloge presentata, Versanti-diversi, suddivisa nelle sezioni: La scalata dei sogni, Madre, sempre, Nel dedalo interiore, D’Amore e bellezza, Quando il vento si fa preghiera, Tra i ricordi La vita! Il respiro del mare e Oltre me, conferma le sue rare doti umane e poetiche già apprezzate dal prof. Mario Conti fondatore del Premio Firenze.
Spaziando tra le varie tematiche e le impostazioni armoniose dei versi, il lettore troverà un entusiasmo vitale che si trattiene solo per la consapevolezza che ogni gioia, ogni momento di spensieratezza, va costruito: il tutto, nella sua magistrale esposizione ricca di immagini e passaggi evocativi, si traduce in una guida spirituale ed esistenziale verso quella autenticità dei sentimenti e dei comportamenti di cui abbiamo un grande, e non più derogabile bisogno.

   Il Consiglio Direttivo

ASIMMETRIE

Mi piace immaginarmi come allora
nel cuore del tramonto di un agosto,
seduto sullo scoglio a mezza luna
a far dell’onda pendolo del tempo.

Non so se per riguardo al mio sentire,
la notte, poi, di nero non vestiva
ed ogni passo suo assai guardingo
pareva a me complicità affettuosa.

Guardar l’intorno a me voleva dire
buscar finito ed infinito insieme
da infilare nelle larghe tasche
e tirar fuori ad ogni mio bisogno.

Mi duole invece adesso rimirarmi
nel cuore del tramonto della vita,
seduto allo scrittoio mezzo liso
a far di Poesia un’arma cara.

Non so per mia incuria al mio patire
la notte, poi, di nero sempre veste
ed ogni passo suo diventa brusco
dell’apparirmi di cattivo gusto.

Guardar l’interno a me ora vuol dire
unire l’infinito ed il finito
svuotando queste stesse larghe tasche
e sbriciolar nel vuoto quasi tutto.

Qualcosa resterà bene agganciata
nel fondo estremo d’una delle sacche:
riflessi d’onda o canti di sirene
che avrei voluto prima o poi vedere,

o forse un tratto breve, uno soltanto,
di un orizzonte dove man protèsi.



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