Alessandro Izzi - XLII Premio Firenze

XLII Premio Firenze
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Alessandro Izzi

SEZIONE B - POESIA INEDITA

MEDAGLIA DI BRONZO  ex-aequo
ALESSANDRO IZZI

per la poesia inedita

FANTASIA IN FA MINORE
PER PIANOFORTE A QUATTRO MANI
  
con la seguente motivazione:

L’autore affida al suono del pianoforte, che immaginiamo levarsi malinconico, una struggente elegia di ricordi che toglie il fiato al lettore, poi ci chiede di accompagnarlo alla ricerca di un faro, di assisterlo nel backup di frammenti, quindi si confronta e affronta il tritacarne della nostra inconcludente vita quotidiana, riuscendo ad accorgersi di chi lavorando nel silenzio scompare e infine, nel mutismo tra umani che ritma i suoni dell’indifferenza, esce di scena, ‘l’anima in una busta da consumarsi prima di ogni rientro”.
La Giuria del Premio Firenze
Fantasia in fa minore per pianoforte a quattro mani
 
I Molto moderato (p, espressivo, legato)
 
E torna ogni giorno il vuoto,
m'è tanto amico che sembra
ch'io non possa più vivere senza.
Lo incontro, inatteso,
ogni volta che apro un tuo video,
e misuro l’infinita distanza
da cui mi parlavi per sempre di te.
 
II Largo (Sostenuto, cantabile)

Mi avevi parlato di pianto
quando, al levare dell’ancora,
hai alzato le vele per l’ultimo volo;
già lo vedevi mio futuro compagno,
mentre con mani tremanti di pena
stentavo a tenere lontano il dolore.
Quel giorno, ricordo, s'erano fatte vicine
anche le isole lontane lontane
e c’era il Vesuvio,
infermiere impalpabile e buio,
a vegliarti dall’ultimo orizzonte.
Fra come sconfitto, sperduto
nella bruma sfinita d’azzurro.
E mi baciasti le mani
con un tocco di labbra che ancora mi cura.
 
III Vivace (mf- staccato, agitato)

Ma ci sono sempre i giorni del lutto.
Li incontro, inattesi,
ogni volta che apro un tuo video,
e ritrovo nelle immagini
fredde fitte di stacchi,
un cimitero di volti.
Tu eri la foto stampata
che pian piano scolora;
Il cassetto pieno di cose
di cui s'è persa memoria;
la pila che hai conservato
anche se non ha mai funzionato,
la parola d’amore
abbandonata su un foglio qualunque.
 
Ma ora non sei.
 
Ora s’apre davanti a ogni passo
l’inciampo:
è sui gradini della scala che scendo,
è l’ombra del sole che grida nel vetro,
è l'alto muretto intagliato nel nero.

IV Con delicatezza (p, dolcissimo, cantabile)

Quelle lacrime che avevi previsto
quando di tenui tramonti cantavi,
sono tutte qui, adesso.
Le vedo.
Sono diverse da quelle di quando, ragazzo,
attendevo la pioggia sul vetro
nei giorni che ancora parlavo coi sassi.
Queste mi sono compagne.
Mi parlano ancora di te.
Ricordano il tuo nome, il tuo volto,
i tuoi bianchi capelli.
Sono le stesse
che hanno bagnato i tuoi occhi
al riso fresco di un nipotino
o quando hai letto i primi miei versi.
E mi baciasti le mani
con un tocco di labbra che ancora perdura.
 
V Tempo I- Fugato
 
E torna ogni giorno il vuoto,
m’è tanto amico che sembra
ch'io non possa più vivere senza;
m’aspetta paziente sull’uscio,
mi dice con calma la strada di casa.
Lo troverò ancora, per sempre
anche oltre il velo degli ultimi forse,
là dove ogni cosa alla fine ritorna
lasciandomi bianca penombra,
quasi docile onda che dice e che tace.


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